IL CAV VICINO ALLE DONNE VITTIME DI VIOLENZA

 In Progetti

DESCRIZIONE PROGETTO:
Con questo progetto CAV BUZZI sostiene le donne attraverso uno sportello di consulenza e di ascolto. Lo stesso si propone di offrire alle donne in difficoltà, vittime di qualsiasi tipo di violenza, siano esse fisiche o psicologiche, subite o assistite, una prima accoglienza di ascolto per poterle dirigere verso le strutture più idonee al loro caso.

AMBITO D’INTERVENTO:
Violenza contro le donne in Italia: analisi del fenomeno
Violenza sulle donne, cosa succede in Lombardia- riferimento anno 2018
L’assessore alle Politiche per la famiglia, Genitorialità e Pari Opportunità Silvia Pini ha illustrato i dati raccolti dai servizio territoriali antiviolenza. In Regione sono ad oggi attivi infatti 27 reti territoriali, con 50 centri e 74 case rifugio, un sistema antiviolenza che copre tutte le provincie lombarde.
Da inizio anno 2018 , alla rete antiviolenza regionale si sono rivolte in totale 8672 donne. Di queste, la maggior parte (9569) nella provincia di Milano. A seguire Brescia (1103), Bergamo (637) e Monza Brianza (633). Da quanto emerge dai dati, il 62% dei contatti riguarda la richiesta di informazioni generiche. Nel 49% dei casi per esigenze di ascolto e sfogo e nel 30% per avere informazioni legali. Il 21% delle donne rivoltesi ai centri ha chiesto di poter seguire un percorso psicologico, il 10% di poter ricevere ospitalità e assistenza. Il 3% delle richieste hanno riguardato invece motivi sanitari, il 2% emergenziali. Spesso si registrano più motivazioni alla base del contatto.

Le donne in carico
Un altro spaccato raccontato dai dati è quello relativo all’anagrafica delle donne che hanno contattato i centri di violenza e che quindi, in misura più o meno grave, ne sono state vittime. Per il 61% sono italiane, di queste il 32% ha meno di 34 anni e il 33% ha fra i 35 e i 44 anni. Per il 53% sono sposate o conviventi, il 60% ha figli minori e il 45% non ha un lavoro.

Chi le maltratta
Spostando la lente d’ingrandimento dalla vittima di violenza sulle donne a chi la compie, si nota come la maggior parte delle violenza avvenga in famiglia. Nel 56% dei casi il colpevole è il marito o il convivente, nel 18% l’uomo (marito o convivente) con cui si è chiuso un rapporto. Nei casi registrati, si evidenzia una fotografia degli atti di violenza con diverse sfumature e metodi. Nell’93% dei casi infatti la violenza è (anche) psicologica, nel 71% fisica. Mentre maltrattamenti economici e stalking sono stati riscontrati rispettivamente nel 32% e nel 21% dei casi di violenza sulle donne.

I servizi antiviolenza
Cosa succede dopo la denuncia e la presa in carico? Nel 69% dei casi il percorso della vittima si è concluso con l’allontanamento del maltrattante. Nel 66% dei casi in autonomia abitativa e nel 67% in autonomia economica. In base ai dati diffusi da Regione, delle 2362 donne accolte che si sono rivolte ai centri nel corso di quest’anno, 2304 sono state ascoltate telefonicamente e 1720 invece in colloqui di accoglienza. Alle 1743 donne prese in carico sono stati erogati 1190 colloqui di accoglienza, 1006 ascolti telefonici, 999 consulenze psicologiche, 707 consulenze legali,249 accompagnamenti ai servizi territoriali, 240 interventi di equipe e consulenza sociale, 163 percorsi psicoterapeutici, 141 assistenze legali, 67 ospitalità di primo o secondo livello e 39 orientamenti al lavoro o all’autonomia abitativa.

La violenza durante la gravidanza
L’organizzazione mondiale della sanità (OMS) segnala come la gravidanza sia uno dei fattori scatenanti della violenza contro la donna. Si stima che in questo periodo che, dovrebbe essere caratterizzato da sentimenti di gioia e serenità, in realtà sia spesso il periodo in cui inizia a essere perpetrata la violenza in ambito domestico. Nello studio dell’OMS (2005) viene rilevato come molte donne venivano maltrattate già prima della gravidanza ma che il 50% di loro affermavano che la violenza era iniziata proprio durante la gravidanza. La violenza in gravidanza è associata a molteplici problemi di salute sia per la donna che per il feto o il nascituro; problemi che possono arrivare fino alla morte a causa dei traumi diretti o indiretti dovuti alle percosse, agli effetti dello stress o all’interruzione della crescita e dello sviluppo fetale. Tra le conseguenze sulla salute materno-fetale ci sono anche rischio di aborto, parto prematuro, emorragie preparto, morte perinatale. Vi sono anche rischi di morte materna, suicidio, disturbi mentali della donna o del bambino e maltrattamenti sul nascituro. Non bisogna dimenticare inoltre che gravidanze non pianificate sono spesso conseguenza di abusi sessuali o relazioni con un uomo maltrattante che, come ulteriore forma di violenza, può imporre alla donna l’interruzione della gravidanza stessa (aborto). L’omicidio è la conseguenza più estrema della violenza in gravidanza e comunque i dati suggeriscono che la violenza domestica durante la gravidanza aumenta il rischio di essere uccisa per mano del partner, tanto che L’OMS suggerisce che tutti i presidi ostetrico ginecologici facciano esplicite indagini su questo problema nei routinari controlli sull’andamento della gravidanza.